Arriva il film sullo chef visionario che ha inserito i ragazzi con disabilità nel mondo del lavoro

Su Elle la giornalista Silvia Locatelli ha scritto un articolo su Albergo Etico. La ringraziamo e ne riportiamo una parte, con link al sito di Elle per leggerlo integralmente:

Era il 2006 quando Niccolò Vallese arrivò al ristorante Tacabanda di Asti per uno stage. Il direttore della scuola alberghiera aveva chiesto allo chef Antonio di prendere un loro alunno per qualche mese ma gli ultimi ragazzi che aveva mandato erano troppo svogliati, uno si era persino tagliato col pelapatate. «Fidati, questo è bravo e volenteroso», gli disse, «solo, ha la sindrome di Down». Ad Antonio non importava nulla purché avesse voglia di imparare e un po’ di passione per il mestiere. Quel ragazzo gli ha cambiato la vita, oggi ha un regolare contratto al Tacabanda e fa da tutor ad altri ragazzi come lui. Perché ad un certo punto, racconta lo chef: «L’evoluzione di Niccolò ci è sfuggita di mano e ci siamo detti: vediamo cosa succede se inseriamo altri ragazzi con disabilità intellettive». È successo che un regista australiano, Trevor Graham, ha girato un film su di loro: Le ricette dello chef Antonio per la rivoluzione (una coproduzione Australia-Italia, Yarra Bank Films, Black Sheep Films e La Sarraz Pictures, con il sostegno di Screen Australia e del Ministero italiano della cultura). La première italiana sarà il 21 marzo, Giornata mondiale della sindrome di Down, a Torino, Milano, Roma e altre città (dettagli sulle proiezioni al sito www.lasarraz.com).

“Rivoluzione” sì, perché chef Antonio cambia il mondo portando la gente nel suo ristorante e nell’albergo etico nato successivamente: «La accoglie nel cuore dell’ospitalità italiana», spiega Trevor Graham. «L’esperienza non è solo il buon cibo ma anche i ragazzi che lo cucinano e lo servono ai tavoli. Porta una visione e un’energia nuove che lasciano il segno nella vita dei clienti, delle persone con disabilità intellettive e delle loro famiglie, la vostra celebre ospitalità turistica e la buona cucina diventano qualcosa di socialmente utile. Il ruolo dei documentari è questo, spalancare le finestre su quel che gli uomini possono fare insieme per cambiare le cose, Antonio è un’ispirazione».

È stata una cara amica di Sydney che ha una figlia con la sindrome di Down a parlare a Trevor del progetto: «Adoro le storie che hanno al centro il cibo, questo film è il terzo di una trilogia: è un modo piacevole ed efficace per affrontare questioni sociali e politiche importanti. Qui il tema è l’inclusione, avvicinare la gente, perché abbiamo tutti tante cose in comune e tutti abbiamo diritto a una vita dignitosa, indipendente e piena. La première di Sydney è stata un trionfo. Non mi ha mai scritto tanta gente, anche cose tipo: “Siamo corsi a mangiare italiano, ci hai fatto venire fame”. Cosa posso volere di più? E magari davanti a un piatto di spaghetti hanno ripensato al film, a Niccolò, Jessica, Irene, Nicola…». Che hanno voglia di avere amici, di trovare l’amore, di ballare e di sentirsi vivi come tutti noi. Trevor ha fatto avanti e indietro da Asti per tre anni: «Ho girato l’80 per cento del film, il resto è opera del mio aiuto regista italiano, Lorenzo Bombara, che mi faceva anche da interprete. I ragazzi si sono abituati velocemente a me, gli dicevo: “Fate finta che sia una delle pentole”, neanche mi notavano più, ero di famiglia. Quel che vedete è tutto spontaneo, abbiamo solo registrato alcune voci in studio perché i rumori della cucina spesso coprivano le parole dei ragazzi».

È il 2011 quando viene creata l’associazione e il 2015 quando nascono, ad Asti, il primo albergo etico e la prima Accademia dell’indipendenza, un percorso sperimentale che aiuta i ragazzi con disabilità intellettiva a crescere, a diventare autonomi e a sviluppare le proprie potenzialità. Uno dei fondatori è proprio Niccolò, insieme allo chef Antonio De Benedetto, suo fratello Egidio e Alex Toselli. «Siamo stati i primi che non arrivavano dal mondo del sociale o dalla familiarità con persone con sindrome di Down», spiega Antonio. «La vera innovazione sta nel coinvolgimento della famiglia, nel patto d’onore con loro, costruiamo un’altra accademia a casa, il dialogo è continuo come la condivisione delle responsabilità. C’è una metodologia di controllo che noi chiamiamo paracadute per dare tranquillità ai genitori, perché senza la loro fiducia non si può fare, soprattutto senza la tranquillità delle mamme, abbiamo notato. Se non stabilizzi le loro paure il cordone vibra e il figlio traballa… Il problema sono i genitori – la società civile è pronta – non hanno uno schema operativo e l’albergo etico gliene offre uno, a loro e ai ragazzi».

È chiarissima, nel film, l’impostazione di Antonio: atmosfera familiare ma regole militari. «Può essere anche molto duro coi ragazzi», dice Trevor, «vuole che capiscano che è un lavoro vero, che è vita vera e devono impegnarsi». È uno dei pilastri dello chef astigiano: «Qualcuno gli deve dare la posizione della loro evoluzione perché loro non ce l’hanno, tutti gli dicono che sono bravi anche quando non sanno fare niente: come fa a crescere e a orientarsi una persona senza una mappa? Io sono un cuoco nudo e crudo, capita anche che perda la pazienza. Attenzione, è la finzione che rovina i ragazzi, non la verità. Si addestrano per essere una risorsa, per essere risolutivi e i genitori vengono istruiti per essere work manager dei figli. Il diritto del disabile, nel mondo del lavoro, è di poterci rimanere a testa alta. Per questo l’approccio dev’essere schietto, poi ovviamente, con loro, c’è una gradualità diversa». Da lì il nome del metodo, Download, che è nato naturalmente. Ad un certo punto, Antonio e i suoi collaboratori si sono accorti che qualcosa azionava il cambiamento ma cosa? La risposta è arrivata per caso, guardando il film di Tavarelli su Maria Montessori con Paola Cortellesi: «La metodologia della Casa dei bambini era la stessa che utilizzavamo noi. Infatti il metodo nasce in un ospedale psichiatrico. E chi c’era a quei tempi negli ospedali psichiatrici? Persone con ritardi intellettivi, gli incompresi. Montessori crea un metodo che si sviluppa nell’ambiente casalingo, come il nostro. Leggo Educazione alla libertà e ritrovo quello che noi facciamo al ristorante e all’albergo. Si potrebbe quasi dire che abbiamo creato la Casa dei bambini cresciuti».

Nascono altri tre alberghi etici in Italia e sei accademie. Il 70 per cento dei ragazzi che le frequentano viene collocato nel mondo del lavoro. E mentre, ad Asti, Trevor girava il film, in Australia, sulle Blue Mountains nasceva un altro albergo etico. Il prossimo sarà una guesthouse in Palestina proprio davanti alla Basilica della Natività. Per Antonio non è certo una coincidenza. «Questi ragazzi sono dei piccoli caschi blu… Sa cosa dice il Dizionario della metamedicina? Che le persone con sindrome di Down sono venute al mondo per insegnare non per apprendere, per portare l’armonia e la pace. Sono elementi terapeutici, in famiglia e in società. Io con loro sono sempre in ascolto… Pensate a cosa è riuscita a fare quella ragazzina bullizzata in Macedonia del nord: il premier l’ha accompagnata a scuola e tutto il mondo ne ha parlato. Scommettiamo che tra qualche anno la ritroviamo a un vertice per la pace nel mondo?».

Un solo criterio permette di valutare la qualità della civilizzazione umana: il rispetto che prodiga nei riguardi dei suoi figli più fragili. Una società che non lo comprende è destinata a scomparire.

Jérome Lejeune, pioniere della Trisomia 21

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